Description
Finalmente un album di canzoni d'amore, a firma di un poeta indiscusso della protesta e dell'impegno. Lovesongs era il sogno segreto di Claudio Lolli: raccogliere le tante spore di poesia disseminate in trent’anni di album principalmente politici. Per questo il nuovo lavoro in studio del grande maestro bolognese è a tutti gli effetti un disco ‘rivoluzionario’, che ripropone in una veste musicale del tutto inedita le sue canzoni d’amore più significative e in parte meno conosciute. Brani che raccontano un amore diverso e perciò integrale. Un amore originario, non delegittimato da risvolti pop e melensi. Amore come ribellione, poiché le due cose spesso si accomunano, rompono gli argini e sconvolgono le strutture opprimenti, spalancando le porte alla ricchezza ed alla varietà della vita. Un amore, infine, del tutto impegnato, perché Lolli lo pone come antidoto ad un odio cieco, oggi imperante nel mondo politico nei confronti dei diversi, degli stranieri o semplicemente dei non allineati. Dalla sua parte, Lolli ha due maestri indiscussi: il suo storico chitarrista, Paolo Capodacqua, e il grande sassofonista Nicola Alesini. A loro si deve la materia prima, fatta di arrangiamenti e sonorità originali, in bilico fra il jazz e la sperimentazione, per emozionarsi ed emozionare, e per far meglio risaltare l’anima più viva e positiva di un cantautore che per anni ha segnato il nostro tempo con la sua musica e le sue parole.
BIOGRAFIA
Era nato a Bologna nel 1950 e venne portato alla Emi proprio da Guccini: il suo stile divenne immediatamente riconoscibile, simbolo dell'insoddisfazione più profonda e letteraria della canzone politica post '68.
Il suo primo disco, Aspettando Godot del 1972, era uno dei più evidenti segnali della volontà della discografia di inestire sui portavoce della protesta giovanile più radicale e incupita. Lolli si rivelò subito come un personaggio vero, capace di trasformare in canzoni la malinconia del vivere quotidiano. Così come il successivo Un uomo in crisi, che conteneva anche un brano dedicato ad Antonio Gramsci, Quello lì, e un deciso inno antimilitarista come Morire di leva. Le canzoni erano aspre e gli arrangiamenti ridotti ed essenziali, ma il suo stile e le sue parole erano in sintonia con i tempi: in breve Lolli divenne uno degli autori più trasmessi dalle celebri "radio libere". Divenne così uno degli esponenti di maggior talento della seconda generazione cantautorale, quella degli anni Settanta immersa in dibattiti ideologici e sociali.
Dopo le aperture strumentali di Canzoni di rabbia del 1975, Lolli si liberò definitivamente dell'etichetta di cantautore triste con un album capolavoro come Ho visto anche degli zingari felici (1976). Un disco che affrontava senza metafore argomenti di attualità come il terrorismo e gli attentati, emarginati e femminismo ma con una ricchezza musicale e lirica difficilmente eguagliabile. Quell'album resta uno dei lavori più riusciti e significativi dell'intera discografia italiana anni 70.
"La musica mi ha salvato la vita dalla banalità", raccontò in un'intervista, "è uno scopo: cercare di guardare la realtà con occhi diversi e raccontarla". Gli Zingari raccontavano le ansie di una generazione alle prese con l'utopia della rivoluzione: Lolli impose anche un prezzo "politico" al disco, che venne messo in vendita 3.500 lire.
Dopo il successo dell'album, Lolli decise di lasciare la Emi per approdare all'etichetta indipendente Ultima Spiaggia. Il disco successivo, Disoccupate le strade dai sogni (un libro di testi da lui pubblicato lo scorso giugno portava lo stesso titolo), fu un atto di coraggio musicale, pieno com'era di riferimenti jazz e di arrangiamenti insoliti, ma fu anche un suicidio commerciale. La sua scarsa disponibilità nei confronti della promozione e una fama controversa (veniva accostato all'ala più estremista del movimento del '77) fecero il resto: per tre anni rimase fuori dal circuito discografico.Gli anni 80 e 90 furono caratterizzati da una serie di album di buon livello ma non troppo fortunati. Fu nel 2000 con Dalla parte del torto che Lolli ritrovò una dimensione consona al suo talento. Album pubblicati da piccole etichette come La scoperta dell'America del 2006, Lovesongs e il più recente Il grande freddo (uscito nel 2017 grazie a un crowdfunding) lo avevano fatto riscoprire anche al pubblico più giovane, oltre che alla critica: con quel disco aveva conquistato la Targa Tenco per il miglior album dell'anno.
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