E' uscito il 10 dicembre 2021 "Gargarismi" il nuovo album del cantaingegnere Gigi Marras. Un album terapeutico, come il titolo, che è anche il perfetto anagramma del nome dell’autore. “La mia passione ormai incurabile per i giochi di parole – si schernisce Marras – mi ha praticamente costretto a produrre un nuovo lavoro”. Dopo “Dio mi ha fatto non credente”, uscito per l’etichetta Storie di Note, e “Quando sarò più giovane”, pubblicato con Vandle99 (l’etichetta legata alle canzoni della inconfondibile voce di Andrea Parodi, con il quale Gigi ha collaborato dal 1999 al 2006), “Gargarismi” nasce durante il lockdown imposto dal Covid19 e propone 13 canzoni e 8 “microcanzoni”. Riprendendo infatti l’idea del precedente CD troviamo, insieme ai brani dalla struttura più tradizionale, anche dei brevi frammenti (dai 18 ai 59 secondi) con testo e/o musica che aiutano l’ascoltatore a passare da una canzone alla successiva, a volte ammorbidendo la transizione, a volte esaltandone i contrasti. Gigi Marras, poli-strumentista, diplomato in flauto dolce al Royal College of Music di Londra, per fare i “Gargarismi” durante l’isolamento provocato dalla pandemia ha potuto collaborare con il gruppo con cui suona ormai da diversi anni, i BuFoBaldi, solo in remoto.Tra i brani troviamo la versione completa di “Non ho voglia di studiare”, una canzone nata per addolcire le fatiche di una seconda laurea, e che nella sua versione di trailer presente nel CD precedente ha incontrato il gradimento di molti utenti di TikTok, venendo utilizzata nei loro video da più di 240 giovanissimi. E ancora gli “straniamenti esistenziali” di chi ha come guida e riferimento una “Stella bipolare”, o il tentativo di mitigare con il cauto ottimismo di “Passano i giorni” l’assurdità dell’esistenza, ancora nel terzo millennio, di negazionisti, razzisti, omofobi, complottisti, ecc. E il racconto dei tragici giorni dei bombardamenti che distrussero nel 1943 più dei tre quarti della sua amata Cagliari in “Ultimi attimi di libertà”, la rabbia disarmata verso il potere corrotto e corruttore di “Una chitarra piccola piccola” e “Il passato sembrava passato”, ma anche l’allegria e la dolcezza della tenera storia d’amore in “Sette ettolitri di zenzero”, la struggente nostalgia di “Inviti superflui”, ispirata all’omonimo meraviglioso racconto di Dino Buzzati, e il desiderio di serenità e di un porto sicuro in “Vento di burrasca” dopo che, come disse il grande Faber, tanto “Navigammo su fragili vascelli per affrontar del mondo la burrasca”